IL LAVORO C'E' MA IO NON LO CERCO. SPERO CHE UN GIORNO SIA LUI A TROVARMI.

martedì 5 luglio 2011

Girovagando

Qualche mese fa mi sono trasferito a Londra, lasciando in Italia tutti i miei disegni 'finiti'.
Ragion per cui finora ho postato cose vecchie che, per puro caso, erano salvate sul mio computer.
Negli ultimi mesi la maggior parte della mia produzione -fatte alcune eccezioni- riguarda disegni fatti in giro, viaggiando, in città o per il mondo. Rubo facce qua e là. Sono piccoli sketches, fatti con occhio ladro e in posizioni scomode, spesso su mezzi di trasporto traballanti e con 'modelli' involontari che non smettono di muoversi un secondo. Disegni che riempiono le attese e gli spostamenti rendendoli più sopportabili e interessanti. Ponti grafici che mi permettono di entrare in una più profonda relazione con ciò che mi circonda. Nonostante l'imprecisione di questi, anzi, direi proprio per questa imprecisione, questi disegni mi sono spesso più graditi di quelli fatti nella noiosa comodità della propria stanza, magari appoggiati ad un tavolo giustamente inclinato e luminoso.
Mi sembra che vibrino di un'espressività che purtroppo sento ancora di perdere quando mi avvicino ad uno stile più fumettistico. Più pubblicabile. Più vendibile, in sostanza. Più coerente. Ma la coerenza a volte la trovo così meschina!!!




I paesaggi, poi, meritano un discorso apparte. Fatti con un acquerello rapido, che non deve prendere più di qualche minuto, sono a volte 'mangiati' dalla pioggia che mi ha colto in corso d'opera e che mi viene pianta addosso da quelle stesse nuvole che tentavo di rappresentare. E la santa Moleskine, pur essendo magnifica -e se mi lamentassi verrei fulminato dal fantasma di Hemingway- a volte lascia passare acqua e colore atraverso la spillatura delle pagine, con la conseguenza di una sorta di fusione dei disegni: quello precedente con quello successivo. Ma non fa nulla. Mi importa del risultato -sarei bugiarlo a negarlo- ma ancor di più mi importa della semplice azione del crearli, quei disegni, che tante volte mi hanno salvato. Soprattutto dalla noia ma, in certi casi, anche da qualcosa di peggiore.
Questi paesaggetti sono documento del mio viaggiare e attraversano l'Italia e il mondo svolgendo per me la funzione di un vero e proprio diario, ben più efficace, per altro, delle fotografie -che ho sempre trovato un po' noiosette sia da fare che da guardare-. Al rivedere quegli appunti di colore, ricordo esattamente quale era il mio stato d'animo mentre li facevo, quale era la mia condizione, che odore c'era nell'ambiente, che tipo di luce, che atmosfera. C'è Roma, Parigi, Londra, la Tailandia, addirittura Viterbo e un po' d'Africa. Ci sono stazioni, porti, aereoporti, pub, parchi, città, palazzi, metropolitane, autobus, campagne, paesini. Insomma tutta una gamma di realtà. Un racconto di viaggio fatto solo per immagini di volti e luoghi.





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